Basilica Cattedrale

L’edificio

La Basilica Cattedrale di Padova è il duomo cittadino e si affaccia sull’omonima piazza nel cuore della città, caratterizzata dal profilo della Basilica stessa, del Battistero e del Palazzo Vescovile, sede del Museo diocesano.

Dedicata a Santa Maria Assunta, la basilica rappresenta il cuore della Chiesa locale; è infatti sede vescovile della diocesi di Padova almeno dal IV secolo. Sorge sul luogo di precedenti edifici sacri, primo dei quali una cattedrale paleocristiana che si trovava probabilmente sull’attuale sagrato, venne consacrata nel 1075 dal Vescovo Ulderico e, a causa del pesante terremoto del 1117, fu gravemente danneggiata.

Nella sua forma attuale la Cattedrale fu costruita tra il XVI ed il XVIII secolo; l’esecuzione dei lavori fu affidata agli architetti Andrea da Valle e Agostino Righetti che lavorarono su un progetto di Michelangelo Buonarroti del 1551 pur apportandone sostanziali modifiche.

I lavori si protrassero per più di due secoli e si conclusero nel 1754, sotto la guida dall’architetto veneziano Girolamo Frigimelica, lasciando tuttavia incompiuta la facciata che, con i suoi tre portali e due rosoni, fu gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1917 e 1918.

L’interno

L’interno del Duomo di Padova, ampio e luminoso, è a croce latina tripartita, con tre navate suddivise da grandi pilastri; qui si venerano i corpi di san Daniele, san Leonino e san Gregorio Barbarigo che fu vescovo di Padova dal 1664 al 1697.

Ai lati del presbiterio si innalzano due sacrestie, quella dei Canonici e quella dei Prebendati dove trova collocazione una ricca pinacoteca e dove è custodito il Tesoro della Cattedrale.

Di fianco al presbiterio si può scendere nella cripta, dove si trovano l’urna di san Daniele, l’omonimo altare ornato dai bassorilievi di Tiziano Aspetti (1565-1607) che conserva il corpo del martire padovano del IV secolo, e la cappella della Santa Croce, luogo di sepoltura dei vescovi padovani.

Il nuovo presbiterio

Nel 1997 è stato inaugurato l’attuale nuovo presbiterio, con le opere dello scultore toscano Giuliano Vangi. In primo piano si osservano le sculture, realizzate in marmi policromi, raffiguranti i santi patroni della città: san Prosdocimo e santa Giustina da un lato, a rappresentare il primo millennio di storia della Chiesa padovana, san Gregorio Barbarigo e sant’Antonio dall’altro, che ne hanno segnato il secondo millennio.

Ma a catturare lo sguardo è il centro del presbiterio, dove angeli musicanti reggono la mensa eucaristica con un raffinato gioco di pieni e di vuoti esaltato dalla candida levigatezza delle superfici in marmo bianco di Carrara.

Sullo sfondo, al centro, si colloca il Crocifisso, interpretazione contemporanea di un Cristo liturgico, che sintetizza in sé la passione e la resurrezione. L’opera, realizzata in leghe speciali, ha una luminosità capace di orientare l’osservatore verso l’altare, fin dall’ingresso in Cattedrale. È un Cristo vivo che non pare nemmeno inchiodato alla croce, quasi le si appoggia con le braccia spalancate e gli occhi lucenti, non nel supplizio doloroso ma nell’abbraccio redentivo verso tutta l’umanità. La sua croce si staglia per sei metri e passa dal blu della base – la notte dell’uomo perduto – allo zaffiro e al bianco limpido della sommità, incandescente della luce del Padre. È il Dio vivente, sopra un altare che appare chiaramente la pietra sepolcrale rotolata via dagli angeli: i suoi occhi guardano i fedeli con penetrante intimità.

condividi su: